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martedì 10 maggio 2016

Robert Curgenven @ O', Milano - 17/05/2016



Diceva Francis Scott Fitzgerald, fra un Gin Rickey e l'altro: "non si scrive per dire qualcosa, si scrive perchè si ha qualcosa da dire". Un aforisma che si può applicare a qualunque campo dell'espressione umana. Quindi, cos'ha da dirci Robert Curgenven, australiano trapiantato in Cornovaglia, con la sua musica? Il suo album più recente, "Climata" (Dragon's Eye, 2016), è un interminabile doppio cd dominato dallo stesso drone analogico, carico di elettricità, che attraversa sei brani lunghi esattamente 19 minuti e 20 secondi ciascuno. Su questo si inseriscono a tratti dei field recording di canti di uccelli, onde del mare, campane, traffico lontano. Ci sono dei crescendo repentini come la volata finale di una corsa di lumache. È a mio parere una rappresentazione di un'attesa ansiosa e impotente, con il drone che interpreta uno stato d'animo, il tempo che si dilata, guardare l'orologio ogni attimo e scoprire, appunto, che è trascorso solo un attimo. Più angoscia che contemplazione quindi, e se l'idea per questo disco è scaturita da una sua inquietudine interiore significa che davvero aveva qualcosa da dirci.

pubblicato in origine su zero.eu